La crisi climatica è tema caldo degli ultimi anni: se ne parla a più voci e sono stati organizzati appositi summit mondiali per tentare di arrestarla. Ma quanto ne sanno gli italiani?
Se fino a qualche anno fa a parlare di cambiamento climatico erano solo poche voci (e spesso non ascoltate), finalmente si è preso coscienza che si tratta di un problema reale che riguarda tutti, con implicazioni a breve e a lungo termine.
Complice anche la nascita di movimenti di giovani (i Fridays For Future di Greta Thumberg) e la diffusione di notizie tramite i social, il tema è diventato di grande attualità. I summit mondiali organizzati dai leader politici per arginare la crisi climatica, un tempo relegati a qualche trafiletto di giornale, ora occupano un posto di primo piano.
Non sempre, però, le informazioni veicolate sono del tutto corrette, oggettive o complete, sia pro che contro. E, molto spesso, la conoscenza del problema è solo superficiale. Viene da chiedersi, quindi, quanto ne sappiamo davvero.
A fornire un quadro della situazione è il sondaggio di ENEA “Se non lo sai, SALLO! Tutto quello che avreSte voluto sApere suL cambiamento cLimaticO (e non avete mai osato chiedere)”. Un’iniziativa nata con lo scopo di indagare la consapevolezza del nostro Paese circa cause, possibili effetti e misure di riduzione delle emissioni di gas serra.
I risultati dell’indagine sulla crisi climatica
I risultati evidenziano una buona consapevolezza da parte degli intervistati del fatto che i cambiamenti climatici esistono da sempre, ma che hanno subìto una notevole accelerazione dagli inizi del Novecento.
È sul fronte delle loro conseguenze che si notano alcuni chiaroscuri. Se da un alto scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello dei mari e, nel lungo termine, aumento del numero di migranti sono ripercussioni di dominio pubblico, solo il 43% degli intervistati sa che questa emergenza avrà un impatto fino all’8% del PIL pro-capite.
Meno bene, invece, per quanto riguarda la conoscenza delle politiche e strategie per il contrasto al cambiamento climatico: accordo di Parigi, COP26 e ONRR sono noti solo alla metà degli interrogati.
Dulcis in fundo, nel campo delle strategie per il contrasto al cambiamento climatico se da un lato gli italiani risultano poco disposti a rinunciare ai viaggi in aereo e al consumo di carne, tuttavia mettono in atto diverse pratiche virtuose (dalla raccolta differenziata all’acquisto di cibo a km0 e di stagione).
L’errore più comune?
Al primo posto, ritenere l’industria il settore più inquinante (il primato spetta al settore energetico).
Per approfondimenti sugli aspetti trattati nel quiz:
SALLO!Pillola 1. Clima e riscaldamento globale
SALLO!Pillola 2. Impatti e costi del cambiamento climatico
SALLO!Pillola 3. Contributi di settore alle emissioni di gas ad effetto serra
SALLO!Pillola 4. Politiche e strategie per il contrasto al cambiamento climatico
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